08|27 Guai ai farisei e agli scribi ipocriti
08|27 Guai ai farisei e agli scribi ipocriti
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 23,23-26) - In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Oggi la Chiesa siriaca ricorda Zaccheo, il pubblicano che accolse Gesù nella sua casa. È una memoria che ci tocca il cuore, anche perché viene dalla tradizione di una Chiesa che ha tanto sofferto a causa del Vangelo attraverso i tanti conflitti che ancora insanguinano il Medio Oriente. Gesù, mentre cammina nelle strade di Gerico, alza lo sguardo verso Zaccheo, che era salito su un albero poiché era piccolo di statura, e lo chiama per nome. Egli ci conosce per nome. In una società anonima e massificata come la nostra, questa attitudine di Gesù è di grande insegnamento per noi. Il Vangelo è sempre personale, pronuncia sempre il nostro nome. Siamo noi, spesso, che lo lasciamo generico, come uno spettacolo lontano, perché non lo ascoltiamo. Immaginiamo lo stupore di Zaccheo nel sentirsi chiamare. Era un pubblicano, quindi un peccatore, ma Gesù chiama solo lui. Gesù, che legge nei cuori, si è reso conto del desiderio di quel pubblicano e, appena lo vede, lo chiama dicendogli che vuole stare a casa sua. Torna in mente l’Apocalisse: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me». Quel giorno a Gerico questa parola fu realtà. Zaccheo voleva solo vederlo, Gesù desiderava incontrarlo e donargli la salvezza. Egli si fa ospite perché solo aprendo il nostro cuore possiamo liberarlo dalla paura e dall’orgoglio e ritrovare la speranza. All’invito di Gesù, Zaccheo scende in fretta e lo accoglie in casa con gioia. Questa volta l’uomo ricco non se ne va triste di fronte all’invito, e anche Gesù è pieno di gioia. Al termine dell’incontro decide di restituire quel che aveva rubato e di dare la metà dei suoi beni ai poveri. Inizia così la sua conversione: non è più l’uomo di prima. Zaccheo stabilisce la sua misura e la attua. Infatti, non dice “do tutto”, ma «do la metà». Accogliere Gesù nel nostro cuore ci fa trovare la via personale alla carità.