07|26 Perché Gesù parlava in parabole
07|26 Perché Gesù parlava in parabole
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mt 13,18-23) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Con questa parabola, Gesù mostra il suo nuovo modo di predicare il Vangelo, appunto, quello attraverso le parabole. Nelle parabole i concetti si intersecano con le immagini e gli eventi della vita quotidiana, ben comprensibili a tutti gli ascoltatori. Il Vangelo doveva giungere ovunque. Chiunque poteva ascoltarlo ed essere aiutato. Gli Apostoli, colpiti da questa scelta di Gesù, gli chiedono direttamente: «Perché a loro parli con parabole?». L’annuncio del regno di Dio, cuore della predicazione evangelica, richiedeva di essere comunicato in maniera chiara ma senza essere equivocato. Per gli ebrei il Messia avrebbe dovuto instaurare il regno attraverso strumenti politici e in alcuni casi con la violenza, come predicavano gli zeloti. Gesù non voleva essere frainteso. Di qui la scelta di un linguaggio che giungesse sino a scendere nel cuore. Chi aveva sete di amore, ne avrebbe avuto di più. Chi non ha sete di amore, seccherà ancor più. Così potremmo intendere le parole di Gesù: a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Il linguaggio parabolico coinvolge gli ascoltatori e lascia i farisei disarmati. Dio, del resto, ha deciso di svelare i «misteri del regno» ai piccoli e ai deboli. Sono loro i destinatari del regno. Per questo dice ai discepoli: «Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano». A loro, come anche ai deboli, è data la grazia di poter toccare, ascoltare e vedere con i loro occhi Gesù. Lui è “la parabola” di Dio in mezzo a noi.