Domenica dell’Ascensione
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Mc 16,15-20) - In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Celebriamo oggi l’Ascensione di Gesù al cielo. È il compimento della Pasqua. Come il cielo circonda la terra così il Risorto accompagnerà ovunque i suoi discepoli perché comunichino il Vangelo dell’amore a tutti i popoli della terra. La liturgia bizantina canta: «Dal cielo, lui che ama donare, ha distribuito doni ai suoi Apostoli, consolandoli come un padre, confermandoli, guidandoli come figli e dicendo loro: io sono con voi e nessuno è contro di voi». Gesù risorto li sosterrà nella loro missione. Luca scrive che, dopo averlo adorato: «Tornarono a Gerusalemme con grande gioia». Iniziava il tempo della Chiesa. La Parola di Dio ci fa riascoltare l’invito della Pasqua. Non possiamo restare come gli Undici a guardare il nostro piccolo cielo, a fermarci nei nostri recinti di sempre, a coltivare le nostre abitudini grette. Siamo invitati a tenere il nostro sguardo fisso su Gesù perché il Vangelo sia predicato con nuova audacia e generosità. I due angeli avvertono i discepoli: «Verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Potremmo tradurre dicendo che Gesù torna nei nostri giorni precedendoci nelle tante Galilee di questo mondo sino alla pienezza del regno. È nelle periferie del mondo, là dove ci sono i poveri, i malati, i soli, i disperati, là dove continuano le guerre, i conflitti, è là che il Risorto ci attende. Il regno di Dio si costruisce ripartendo dalle periferie, dalla compassione per i poveri e dalla fretta per la pace. Il Risorto ha bisogno di noi per rendere visibile il suo amore, delle nostre braccia perché i deboli si sentano sostenuti, della nostra predicazione di pace per contrastare l’abitudine alla guerra, della nostra mitezza per disarmare i cuori. Certo, di fronte alla forza del male che in questo tempo mostra tanta ferocia, siamo consapevoli della nostra pochezza e del nostro peccato. Ma Gesù – ed è bella l’immagine dell’ascensione narrata da Luca nel Vangelo – si stacca dai discepoli e alzando le mani li benedice. È l’ultimo gesto di Gesù. Anche oggi il Signore benedice la nostra Comunità raccolta attorno alla sua mensa, perché a nostra volta benediciamo i luoghi ovunque nel mondo.