«A voi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto»
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 14,6-14) - In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? »Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Oggi la Chiesa ricorda gli apostoli Filippo e Giacomo, e Paolo scrivendo ai corinzi ricorda che Gesù risorto «apparve a Giacomo, e quindi, a tutti gli Apostoli». Dalla Pasqua e dalle apparizioni del risorto, inizia quella predicazione del Vangelo che si trasmette di generazione in generazione. E Paolo ricorda di aver trasmesso ai corinzi proprio quello stesso Vangelo che lui stesso aveva ricevuto. Tra questo accogliere e il comunicare la Pasqua di Risurrezione c’è il cuore del Vangelo e il segreto della vita cristiana. E gli apostoli Filippo e Giacomo sono ricordati dalla tradizione come discepoli generosi che risposero tra i primi alla chiamata di Gesù. Filippo era galileo di Betsaida, pescatore come Pietro, sarà lui a chiamare con entusiasmo Natanaele-Bartolomeo. E sarà poi lui stesso a portare a Gesù la domanda di quei greci che volevano vederlo a Gerusalemme (Gv 12,20-22). In particolare, il Vangelo di Giovanni ce lo mostra come un missionario che si interroga e si fa interrogare dalla domanda della gente che vuole vedere Gesù. La tradizione lo vuole evangelizzatore dell’Asia e della Frigia, dove morirà martire. Giacomo, invece, detto anche il “Minore”, per non confonderlo con l’altro Giacomo, fratello di Giovanni, figlio di Zebedeo, morirà martire a Gerusalemme, nel 62, tra i primi a dare la vita per il Vangelo. «Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede». Paolo nomina i testimoni oculari: quelli a cui Gesù risorto è apparso, aggiungendo perfino «più di cinquecento fratelli» la maggior parte dei quali, dice Paolo, ai suoi tempi ancora vivevano. Anche noi, che possiamo considerarci gli ultimi di questa lunga catena di testimoni della risurrezione, siamo chiamati a immergerci in questa testimonianza di fede e di amore. Si crede alla risurrezione non per le nostre parole, ma per la nostra vita. E il corpo risorto di Cristo oggi è nelle membra dei suoi discepoli, quelle membra che siamo anche noi, vivendo il suo amore in questo mondo.