Io do alle mie pecore la vita eterna
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 10,22-30) - Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù – ci dice l’evangelista Giovanni – si trova in questo giorno di festa nel portico di Salomone, uno dei porticati che circondano dall’interno la piazza del tempio. Sarà il luogo ove la prima comunità cristiana, dopo la risurrezione di Gesù, usava ritrovarsi per i suoi incontri, come a voler continuare a frequentare i posti cari a Gesù e riproporre quel che egli faceva e diceva. L’evangelista nota che in molti si sono radunati in quel portico per ascoltare Gesù. Alcuni gli chiedono di dire chiaramente se è il Messia oppure no. Non vogliono più restare nell’incertezza e nel dubbio. Le richieste sembrano legittime: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Non era sbagliata la domanda. Ma non è possibile ridurre la ricerca di Dio al proprio desiderio di tranquillità o di benessere personale. La ricerca di Dio richiede l’abbandono delle proprie certezze, delle proprie abitudini per lasciarsi coinvolgere dal disegno di amore di Dio, lo stesso di Gesù, ossia la salvezza di tutti a partire dai più poveri. C’è una sintonia tra il Padre che sta nei cieli e il Figlio inviato per radunare il gregge disperso e condurlo in pascoli buoni. Gesù rispose loro: «Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me». Ma i loro occhi erano appannati dall’egoismo e da una religiosità che neppure considerava il bene della gente e in particolare dei poveri. «Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore», rispose loro Gesù. Essi non si sentivano bisognosi di un pastore, bisognosi di una guida, bisognosi di una luce per i loro passi. Senza la disponibilità ad ascoltare il Signore e la sua Parola, senza l’impegno a rendere la vita più fraterna e solidale è praticamente impossibile avvicinarsi al mistero di Dio.