12|29 Luce per illuminare le genti
12|29 Luce per illuminare le genti
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 2,22-35) - Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il Vangelo ci presenta la scena dell’incontro tra l’anziano Simeone e il neonato Gesù. L’evangelista nota che Maria e Giuseppe salirono a Gerusalemme per recarsi al tempio ove, secondo la Legge mosaica, dovevano offrire al Signore il loro primogenito. Quel mattino salì al tempio anche l’anziano Simeone. C’è come un doppio pellegrinaggio, quello della piccola famiglia di Nazaret e quello dell’anziano Simeone. Era “mosso” dallo Spirito, scrive Luca. Simeone è uno spirituale, ossia un credente che si lascia guidare da Dio e dalla sua volontà, un credente che scruta con gli occhi del cuore i “segni” di Dio nelle sue giornate. Non viveva sazio di sé stesso. Ogni giorno attendeva il Signore e guardava con attenzione religiosa quanto gli accadeva attorno. In questa sua ricerca di Dio aveva capito che non sarebbe morto senza prima aver visto il Messia. E in quel giorno, al vedere quella piccola famiglia di Nazaret che gli presentava un bambino, gli occhi del suo cuore si illuminarono. Sì, quando si è allenati a cercare Dio arriva il momento anche della visione. E Simeone, prendendo tra le braccia quel piccolo, cantò una delle preghiere più belle che la Scrittura ci ha lasciato: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza». Simeone è tra i primi a incontrare quel bambino e tra i primi a comprenderne la straordinaria missione: è la luce per le genti. Abituato allo sguardo della fede, Simeone vede in profondità e rivolgendosi a Maria le annuncia quella «spada» che le trafiggerà l’anima. Maria ricorderà forse queste parole quando la lancia del soldato trafiggerà non solo il cuore del figlio ma anche il suo.