Il saluto del Card. Zuppi a Papa Leone

Scritto il 20/11/2025
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"Padre Santo, consegniamo a Lei queste nostre prime riflessioni, perché possa illuminarle con la sua parola", ha detto il Presidente della CEI nel suo saluto al Papa.

Pubblichiamo di seguito il saluto del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, a Papa Leone XIV. 

Beatissimo Padre,

è una gioia per noi tutti la sua presenza qui tra noi oggi. Ci sentiamo confermati nella fede (Lc 22,32). La nostra Assemblea Generale nella città di san Francesco, alla vigilia dell’VIII centenario della morte del Santo di Assisi, ha accolto la sua lezione di fede e di vita così attuale, con il messaggio di pace e di riconciliazione umana. Qui, sollecitati dalle parole che Lei ci rivolse a giugno scorso abbiamo scelto che le nostre parrocchie e comunità siano case di pace e di non violenza, in un tempo di tanta guerra e di sconsiderati semi di violenza e intolleranza.
Sono stati giorni intensi. Il Cammino sinodale vogliamo diventi comunione e uno stile ecclesiale, indispensabile per essere – come Lei stesso ha indicato – “una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato”. Il dialogo di questi giorni ha raccolto il cammino di migliaia di persone in questi quattro anni di cammino sinodale. Ci siamo confrontati in modo molto collegiale, buon segno perché anche la sinodalità trovi forme efficaci per coinvolgere tutti nella missione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica. Siamo consapevoli di tante attese che chiedono risposte e decisioni. Sono emerse alcune priorità. Tre principali: la trasmissione della fede, vissuta, testimoniata e celebrata; la comunità nella quale sperimentare la paternità di Dio e l’amicizia dei fratelli, che non sia un condominio e tanto meno un museo ma amicizia vera e corresponsabilità, in un tessuto umano segnato da profonda solitudine, da tante patologie e da relazioni fragili; l’impegno sociale e caritativo, perché la Chiesa è di tutti se è particolarmente dei poveri e sempre con la gratuità del dono, perché il servizio al prossimo è sempre incontro con la presenza di Gesù nei suoi fratelli più piccoli. Tutto si regge nel rapporto con Cristo, che non è un atto intellettuale, ma un incontro vivo che libera dalla condanna dell’individualismo. Vogliamo aiutare tutti a vivere una relazione personale con Lui, per fare scoprire e riscoprire con loro la gioia del Vangelo sine glossa, portandolo nelle vene dell’umanità e nella cultura, con semplicità e interiorità, in una comunicazione viva, perché “È dall’amore dell’uno che si accende l’amore dell’altro”. (Confess. 4, 14, 21). Vogliamo cercare i lontani e accogliere nelle nostre comunità i tanti assetati di senso e di futuro, i senta tetto spirituali, perché tutti desiderano che “l’oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all’infinito”. Vogliamo che questa attesa diventi esperienza, i contro e abbia un nome e un volto, Gesù. Per fare questo non abbiamo timore di scelte coraggiose!
Padre Santo, consegniamo a Lei queste nostre prime riflessioni, perché possa illuminarle con la sua parola. Portiamo nel cuore le ansie e le speranze del nostro Paese che cerchiamo di guardare con gli occhi di Gesù che vedeva le messi che già biondeggiano quando mancano quattro mesi alla mietitura. Siamo consapevoli delle difficoltà e dei nostri problemi, ma siamo pieni di speranza, pazienza e gioia. Le rinnoviamo la nostra fedeltà e obbedienza.
Grazie, Padre Santo! Ci benedica, benedica le nostre comunità e il nostro Paese.