Il saluto di Mons. Verny e di Mons. Alì Herrera

Scritto il 18/11/2025
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Il Presidente e il Segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori hanno portato il loro saluto all’Assemblea Generale della CEI.

Di seguito il saluto di Mons. Thibault Verny e di Mons. Luis Manuel Alì Herrera, Presidente e Segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, all’Assemblea Generale della CEI (Assisi, 17-20 novembre 2025).

Saluto di S.E.R. Mons. Thibault Verny, Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori

Eminenze, Eccellenze, cari Fratelli nel ministero episcopale,
Desidero esprimere la mia sincera gratitudine a Sua Eminenza il Cardinale Matteo Maria Zuppi per aver invitato Monsignor Alí Herrera e me a partecipare a questo incontro.
Ci ritroviamo oggi in un momento significativo: segno il mio quarto mese come Presidente della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori. È stato infatti nel luglio di quest’anno che Papa Leone XIV mi ha chiesto di proseguire il lavoro avviato sotto la guida del Cardinale Sean O’Malley. Una sfida certamente impegnativa.
Non meno impegnativo è trovarci qui, ad Assisi, luogo di profonda risonanza spirituale, e in questo tempo, successivo alla pubblicazione del secondo Rapporto annuale della Commissione, avvenuto lo scorso 16 ottobre.
Sono consapevole che tale Rapporto abbia suscitato alcuni malintesi in talune realtà ecclesiali, in particolare nella vostra Conferenza Episcopale. Permettetemi di ribadire quanto è chiaramente indicato nel documento stesso e quanto è stato sottolineato durante la presentazione nella Sala Stampa della Santa Sede: la Relazione è stata completata nel primo trimestre del 2025 e si riferisce ai dati raccolti nell’anno solare 2024.
Detto ciò, in qualità di nuovo Presidente, mi assumo la piena responsabilità del lavoro svolto dal team della Commissione. Tra poco cederò la parola al nostro Segretario, Monsignor Alí Herrera, che illustrerà nel dettaglio la metodologia adottata per il Rapporto annuale.
Prima, tuttavia, desidero soffermarmi sul significato del cammino compiuto insieme alla vostra Chiesa: non solo per la Pontificia Commissione o per la comunità dei fedeli in Italia, ma anche per molte altre comunità oltre i confini del vostro territorio ecclesiale.
Tre anni fa, la Conferenza Episcopale Italiana e la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori hanno sottoscritto un accordo, denominato Memorare Initiative, che ha segnato l’inizio di una collaborazione strutturata tra noi. Tale accordo non è rimasto lettera morta: si è trasformato in un laboratorio di dialogo, azione e corresponsabilità, con ricadute positive in Chiese di quattro continenti. Attraverso questa intesa – insieme a voi – stiamo aiutando le comunità ecclesiali a prevenire gli abusi, a proteggere chi è a rischio e a intervenire con competenza e compassione quando si verificano situazioni di abuso, ovunque esse si manifestino.
Come in ogni collaborazione viva, non mancano incomprensioni e divergenze. Tuttavia, è proprio in tali frangenti che siamo chiamati ad accompagnarci con prudenza e trasparenza, in una dialettica di ascolto sincero e apprendimento reciproco.
Intendiamo proseguire su questa strada, condividendo il vostro impegno e le vostre procedure di tutela con un numero sempre maggiore di Chiese nel mondo. Così facendo, riconosciamo e valorizziamo ciò che funziona, mentre valutiamo e correggiamo ciò che può essere migliorato.
Questo punto è cruciale: indicare con trasparenza le lacune nei sistemi di salvaguardia e offrire risposte professionali rafforza la credibilità della Chiesa, affinché la nostra casa ecclesiale sia un luogo sicuro per tutti, per le famiglie, i giovani e i bambini.
Desidero, a tal proposito, esprimere il mio sincero ringraziamento al Cardinale Zuppi e a Monsignor Baturi, che hanno saputo imprimere alla CEI un approccio coerente e lungimirante. Insieme a loro, rivolgo la mia gratitudine al Sottosegretario Monsignor Marchetti e alla Presidente, la Signora Chiara Griffini, che con competenza guida il Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori e degli Adulti Vulnerabili in una fase di autentica maturazione. Sotto la loro guida, la protezione è divenuta linguaggio comune, parte integrante della cura pastorale ordinaria.
Come vescovo francese, mi rivolgo a voi oggi con umiltà. Di fronte allo scandalo degli abusi sessuali, nessuno può affermare di operare alla perfezione. Credo che tutti stiamo cercando di fare il meglio possibile, riducendo al minimo il danno.
In Francia è stata istituita una commissione indipendente, la CIASE, che ha avuto punti di forza e di debolezza, aspetti positivi e fragilità. Ciononostante, essa rappresenta un riferimento per la Conferenza Episcopale Francese, sul quale stiamo costruendo. Inoltre, la metodologia e i risultati di tale commissione sono stati ripresi e convalidati dal governo francese, che ha successivamente istituito una commissione sugli abusi commessi nelle famiglie (CIIVISE).
Sono convinto che non esista un modello unico di approccio. Spetta a ciascuna Conferenza Episcopale assumere la questione, discernere e decidere autonomamente, in base al contesto storico e culturale locale.
Siamo qui per avanzare insieme e sostenerci reciprocamente. A ciascuno di noi spetta guardare con coraggio al passato e riconoscere la verità della situazione: solo così potremo gettare le basi per costruire il futuro.
Permettetemi di condividere un’immagine che mi ha profondamente colpito durante un recente incontro con un gruppo di vittime e sopravvissuti, tutti adulti, molti dei quali anziani, che hanno subito abusi da bambini nella Chiesa in Belgio. Ci siamo intrattenuti con loro per oltre tre ore: un incontro intenso, talvolta doloroso. Vi era una sedia vuota tra due membri del gruppo; la signora accanto spiegò che era per suo fratello, anch’egli vittima di abusi, che si era tolto la vita. Quella sedia rappresentava lui e gli innumerevoli altri che hanno compiuto lo stesso gesto a causa degli abusi subiti. La sedia vuota era presente anche nel loro incontro con Papa Leone XIV.
In tutto ciò che facciamo, dobbiamo guardare a quella sedia vuota: guardare al presente, attraverso cellule di ascolto, riconoscere e accompagnare le vittime e i sopravvissuti, accogliere le loro parole, per quanto difficili. Essi sono per noi come l’uomo ferito sul ciglio della strada da Gerusalemme a Gerico. E dobbiamo guardare al futuro, attraverso la prevenzione nelle istituzioni ecclesiali, nelle scuole e nelle famiglie.
In qualità di Presidente, vi assicuro la piena disponibilità e il desiderio della Commissione di camminare con voi.
Ora cedo la parola a Monsignor Alí Herrera.

Saluto di S.E.R. Mons. Luis Manuel Alì Herrera, Segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori

Cari fratelli nell’episcopato,
considero un segno della provvidenza divina il fatto che stiamo conversando con voi proprio nel giorno in cui celebriamo la Giornata di preghiera per le vittime, con il tema “il rispetto genera relazioni autentiche”, indetta da questa Conferenza Episcopale.
Desidero tuttavia iniziare con un ringraziamento per il costante sostegno e la collaborazione che ho ricevuto da voi, in particolare da Sua Eccellenza Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI, da Don Gianluca Marchetti, sottosegretario, e dalla dottoressa Chiara Griffini, che in qualità di presidente guida con grande cura e professionalità il Servizio Nazionale per la Protezione dei Minori.
Mi occupo di questi temi da oltre 15 anni. Nei miei dieci anni di episcopato sono sempre stato membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e, da un anno e mezzo, ricopro il ruolo di segretario, al quale dedico tutto il mio tempo. Prima di questo incarico, ho ricoperto per tre anni l’incarico di segretario generale della conferenza nazionale del mio Paese, la Colombia, e come potete immaginare, ho dovuto affrontare questo tema in comunione con tutti i vescovi colombiani.
Come ben sapete, il rapporto annuale è stato richiesto da Papa Francesco a partire dal 2022. L’anno scorso abbiamo presentato la prima relazione annuale, al termine di un paio d’anni di lavoro metodologico. Quest’anno presentiamo il secondo rapporto, che illustra le attività delle 18 conferenze episcopali che hanno effettuato la visita ad limina nel anno 2024. La prima parte del rapporto è dedicata alla descrizione dei dati raccolti da queste conferenze episcopali e da due congregazioni religiose e presenta diverse sfide e alcune raccomandazioni.
Per la raccolta dei dati, ogni conferenza episcopale o congregazione religiosa riceve un testo di lavoro (Instrumentum laboris), elaborato sulla base dei materiali condivisi durante la visita ad limina; tale testo viene restituito agli interessati che hanno la possibilità di verificarlo, integrarlo e proporre osservazioni o correzioni.
Segue una fase di dialogo, che può svolgersi di persona o per iscritto, durante la quale la Commissione ascolta le Chiese locali, accoglie le loro osservazioni e, solo al termine di questo scambio, elabora la versione definitiva.
È questa versione, frutto del confronto, che viene presentata al Santo Padre e successivamente condivisa con il mondo. Infine, un nuovo momento di accompagnamento – che nasce dal lavoro precedente – consente di comunicare i risultati e di proseguire il cammino insieme, in uno spirito di reciproco ascolto.
Il processo di redazione del Rapporto annuale non si limita alla raccolta di dati numerici, ma prevede un accompagnamento costante che rappresenta una peculiarità della nostra metodologia.
Tale accompagnamento è stato messo in atto in modo sistematico con diverse conferenze episcopali nel mondo (Belgio, Slovenia, Costa Rica, Brasile, Zimbabwe, Repubblica Centrafricana, per citarne alcune), con congregazioni religiose sia maschili che femminili e, a partire da quest’anno, con associazioni laicali di diritto pontificio (siamo partiti con il Movimento dei Focolari).
Per questo motivo, desidero ringraziare sinceramente i vescovi italiani che hanno scelto di partecipare a questo momento di dialogo: la loro disponibilità ha permesso di ricevere contributi ricchi di riflessioni ed esperienze che hanno arricchito anche la Commissione stessa.
Se in qualche circostanza ciò che avete condiviso è stato percepito come travisato o trasmesso in modo inesatto, desidero esprimere il nostro sincero rammarico. La nostra intenzione è – e rimane – quella di servire la verità con delicatezza, nel rispetto di coloro che, con coraggio e onestà, hanno accettato di avviare un dialogo.
È vero che per il rapporto pubblicato lo scorso ottobre sono state ricevute 81 risposte su 226 questionari inviati alle circoscrizioni ecclesiastiche che compongono questa conferenza e le sue 16 conferenze regionali.
Tuttavia, questo dato, estrapolato dal suo contesto, può essere soggetto a interpretazioni parziali. Inoltre, come abbiamo visto, tali interpretazioni omettono l’enfasi posta nel rapporto sugli otto punti di forza del sistema operativo, della formazione e della ricerca, concentrandosi invece solo sulle attività che devono essere ulteriormente implementate in alcune regioni.
Come in ogni processo scientifico, l’indagine è un punto di partenza e non un giudizio: non misura l’impegno degli individui, ma aiuta a capire dove rafforzare la rete e migliorare la comunicazione.
Quando si opta per la trasparenza e la responsabilità, la Chiesa si espone anche a interpretazioni che non sempre colgono la complessità e lo sforzo del percorso. Tuttavia, è un rischio che vale la pena correre, perché solo una Chiesa che parla con sincerità può essere credibile.
L’importante è che questo percorso non diventi una competizione basata sui numeri, ma un processo di crescita comune in cui la ricerca, la verifica e l’accompagnamento siano finalizzati a un unico scopo: costruire fiducia.
Solo la verità, anche quando è dolorosa, può diventare il fondamento di un rinnovamento e questo richiede rigore e indipendenza, per questo il lavoro scientifico e documentato, come quello avviato congiuntamente in Italia, rimane essenziale.
In Italia, l’attenzione alla memoria e alla prevenzione si è tradotta in iniziative significative, come la Giornata odierna che la Conferenza Episcopale Italiana celebra ogni anno per la protezione dei bambini e degli adolescenti dallo sfruttamento e dagli abusi.
Come molti di voi sapranno, questa giornata di preghiera è stata una delle prime raccomandazioni formulate al Santo Padre Papa Francesco dalla Commissione nel 2016.
È stata formulata in un momento in cui molte comunità di fedeli erano riluttanti a riconoscere la presenza di vittime o sopravvissuti al loro interno.
Questa riluttanza a volte nasceva dalla paura, dalla paura di ascoltare le terribili verità che le vittime e i sopravvissuti ci raccontano. La paura che le nostre comunità non siano perfette e possano anche essere luoghi di orrore. La paura di non sapere cosa fare, come confortare, come aiutare. Paura di confrontarci con i nostri fratelli o sorelle che potrebbero aver commesso un crimine e del costo che questo potrebbe avere per loro e per noi.
Troppo spesso questa resistenza ha tenuto molti uomini e donne rinchiusi nel silenzio per anni, per decenni, per tutta la loro vita.
La nostra Commission crede fermamente che giornate come questa odierna è un esempio di come la preghiera si traduca in azione, in conspaevolezza e accoglienza .
Abbiamo assistito in questi 10 anni di giornate di preghiere un pellegrinaggio graduale e progressivo che sta smantellando questa paura e permettendo alle nostre comunità di diventare luoghi in cui le vittime e i sopravvissuti vengono ascoltati e sostenuti, con compassione e soprattutto con professionalità.
In questo contesto, ritengo che la collaborazione tra la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori e la CEI possa aprire nuove prospettive di lavoro congiunto. Come il Servizio Nazionale, anche la Commissione promuove gruppi di studio tematici, come quello dedicato alla vulnerabilità e alla prevenzione degli abusi nel mondo digitale.
Questi spazi di ricerca condivisa, che abbracciano la dimensione scientifica, pastorale e giuridica, rappresentano un’opportunità preziosa per unire competenze e far emergere esperienze concrete.
Le esperienze concrete del popolo di Dio, quelle che toccano la sofferenza e la speranza della guarigione, devono poter entrare nei luoghi in cui si prendono le decisioni e si elaborano le linee guida universali.
Solo in questo modo la riflessione non rimane astratta, ma si radica nella vita e diventa uno strumento di conversione pastorale. Questa collaborazione tra ricerca, pastorale e ascolto delle vittime è ciò che potrà far maturare una Chiesa più credibile e attenta ai segni dei tempi.
Infine, vorrei concludere con una breve riflessione sul percorso che la CEI ha delineato per i prossimi anni. Il Piano quinquennale e il Programma annuale delineano un orizzonte ricco e generoso, caratterizzato da competenza, discernimento e visione.
Le fonti dei dati, illustrate all’inizio della prima sezione del secondo rapporto annuale, includono questionari specifici sulla tutela delle persone, rapporti quinquennali, pubblicazioni, risorse digitali ufficiali, fonti giornalistiche e accademiche. In questo secondo rapporto, abbiamo inoltre aggiunto i risultati del Comitato per i diritti del bambino e i dati di prevalenza a livello nazionale sulla popolazione. Tutto ciò tiene conto solo dell’anno precedente alla relazione, ovvero, in questo caso, il 2024.
In particolare, tutto ciò che la CEI sta realizzando quest’anno, come la terza “Rilevazione sulle attività dei servizi territoriali di tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, alla quale sono stato invitato lo scorso 28 maggio in qualità di relatore e che ho studiato attentamente, sarà presentato nel nostro rapporto annuale che verrà pubblicato l’anno prossimo, così come, ci auguriamo, le buone pratiche degli altri 9 conferenze regionali e il rapporto finale dei tre anni del nostro percorso insieme all’iniziativa Memorare e gli altri punti che sarà necessario prelevare.
Se voi ce lo consentite, la nostra missione è che la Commissione rimanga al vostro fianco, non come osservatore esterno, ma come compagno di viaggio.
San Francesco, che raccoglieva pietre per restaurare la piccola chiesa di San Damiano, ci ha insegnato che la riforma inizia con piccoli gesti costanti e coraggiosi.
Così, anche noi, pietra dopo pietra, vogliamo ricostruire la fiducia, attraverso la formazione, la trasparenza e la preghiera.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità, per l’ascolto e anche per le critiche, che sono segno di sincero interesse.
Oggi, nel giorno della dedicazione delle basiliche dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Gesù ci dia lo sguardo che rivolse a Zaccheo quando ci incontriamo con le vittime, quando dobbiamo affrontare i processi degli impiegati, perché non cediamo alla stanchezza e continuiamo a prenderci cura dei più piccoli come del tesoro più prezioso della Chiesa.