Il contesto
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M Mons. Vincenzo Paglia
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Monsignor Vincenzo Paglia - Presidente della Commissione


La pandemia ha fatto emergere la contraddizione di una società che per un verso sa allungare la vita delle persone, ma per l’altro la riempie di solitudine e di abbandono. Il Covid-19 ha eliminato migliaia di anziani perché noi li avevamo già abbandonati. E abbiamo un gravissimo debito nei loro confronti. È indispensabile rimuovere alla radice le gravi carenze di un sistema assistenziale squilibrato, ingiusto, oneroso, causa esso stesso di tante vittime. Occorre rovesciare un paradigma. Ma questo è possibile solo se abbiamo una nuova visione della vecchiaia.

La rivoluzione demografica avvenuta dalla metà del secolo scorso ha portato alla luce come un nuovo continente, quello degli anziani. Non che prima non ce ne fossero di anziani. Ma oggi è la prima volta nella storia che conosciamo una “vecchiaia di massa”: milioni di anziani in più. Un continente ignoto, abitato da persone per le quali non c’è pensiero, né politico, né economico, né sociale, né spirituale. È una età da inventare. Insomma, c’è bisogno di una nuova visione sulla vecchiaia. La longevità non è una semplice aggiunta temporale, modifica profondamente il nostro rapporto con l’intera vita.

Di fronte a questo nuovo scenario, la Commissione ha ritenuto opportuno redigere una Carta che declinasse alcuni principi ispiratori della nuova prospettiva della assistenza agli anziani. Nella Carta non si parla unicamente dei diritti degli anziani, ma parallelamente si indicano i doveri della società verso di loro. In tal modo si raccorda la vita degli anziani a quella della società, mostrando l’inevitabile legame tra tutti, anche tra le diverse generazioni. La Carta declina in concreto le indicazioni contenuti in alcuni documenti internazionali, quali la Raccomandazione del Comitato dei Ministri CM / Rec (2014) 2 agli Stati membri del Consiglio d’Europa sulla promozione dei diritti umani delle persone anziane adottata il 19 Febbraio 2014 e la Carta europea dei diritti e delle responsabilità degli anziani bisognosi di assistenza e di cure a lungo termine elaborata nel giugno 2010 nell’ambito del Programma Europeo DAPHNE III contro l’abuso verso le persone anziane da un gruppo di collaborazione di 10 paesi come parte del progetto EUSTACEA.

Qualcuno potrebbe dire che parlare di diritti è una pia illusione, ben altra è la realtà. Gli anziani sono spesso visti come un problema per il Paese (basti pensare alla spesa previdenziale, ospedaliera, farmaceutica ed oltre). Purtroppo, ci si dimentica che gli anziani, non solo hanno più che guadagnato il necessario sollievo previdenziale e assistenziale, ma sono spesso protagonisti della assistenza, ad esempio nei confronti dei nipoti o dei loro coniugi coetanei. E non dimentichiamo che rappresentano una quota di mercato, e del lavoro ad essa associato, piuttosto ragguardevole, stimata da alcuni in oltre 200 miliardi annui

La visione degli anziani proposta dalla Carta li presenta come un possibile motore di sviluppo inclusivo e sostenibile del Paese. Insomma, gli anziani, da problema possono diventare una opportunità per la crescita del nostro modello sociale ed economico. Usando un termine ed un concetto caro alla tradizione ebraica, l’intento più profondo della carta è quello di promuovere un vero e proprio processo di Tiqqun Olam: riparare il mondo attorno ai più fragili. Non solo ripararne la dignità e garantire la tutela dei diritti, ma ridare vita a quel tessuto sociale, umano, familiare e amicale lacerato dai fenomeni dell’individualismo, dell’impoverimento della famiglia, del declino demografico e dell’abbandono dei territori che ha segnato l’Italia del ‘900.

La Carta scandisce tre contesti dei diritti e dei doveri in altrettanti capitoli: 1) il rispetto della dignità della persona anziana, 2) i principi e i diritti per una assistenza responsabile, 3) la protezione per una vita di relazione attiva.