3. Per una vita di relazione
3. Per una vita di relazione
M Mons. Vincenzo Paglia
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Per una vita di relazione

3.1

La persona anziana ha il diritto di avere una vita di relazione attiva.


3.2

La persona anziana ha diritto di vivere con chi desidera.


3.3

Istituzioni e società hanno il dovere di evitare nei confronti delle persone anziane ogni forma di reclusione, ghettizzazione, isolamento che impedisca loro di interagire liberamente con le persone di tutte le fasce di età presenti nella popolazione.


3.4

È dovere delle istituzioni garantire il sostegno ai nuclei familiari che hanno anziani al proprio interno e che intendono continuare a favorire la vita in convivenza.


3.5

Istituzioni e società hanno il dovere di garantire la continuità affettiva delle persone anziane attraverso visite, contatti e frequentazioni con i propri parenti o con coloro con cui si hanno relazioni affettive.


Esempi e considerazioni

La possibilità di una vita di relazione attiva non risulta garantita non solo quando le persone sono confinate in casa o nelle strutture di cura con una ridotta possibilità di incontri e visite, ma anche quando i luoghi di cura sono separati dalla vita dei quartieri. Pertanto deve costituire impegno delle istituzioni e delle comunità alimentare ad ogni livello il rapporto fecondo tra giovani ed anziani e stimolare le molteplici forme di integrazione.


3.6

La persona anziana ha il diritto alla salvaguardia della propria integrità psico-fisica e di essere preservato da ogni forma di violenza fisica e morale e di forme improprie di contenzione fisica, farmacologica e ambientale, nonché di abuso e di negligenza intenzionale o non intenzionale.


3.7

Quanti interagiscono con le persone anziane hanno il dovere di denunciare ogni forma di abuso, violenza e discriminazione operata nei loro confronti.


Esempi e considerazioni

Al fine di contrastare con decisione ogni forma di violenza nei confronti delle persone anziane potrebbe essere considerata l’introduzione di aggravanti di pena nel caso di violenze morali e fisiche, maltrattamenti, privazioni di cure elementari, minacce, estorsioni, umiliazioni, intimidazioni, violenze economiche o finanziarie, specialmente se avvengono in ambito protetto o in strutture di cura o assistenza. Particolarmente importante appare la lotta a tutte le forme improprie di contenzione fisica, farmacologica e ambientale.

Tale protezione dovrebbe essere assicurata indipendentemente dal fatto che violenze, abusi, negligenze avvengano in casa, all’interno di un’istituzione o altrove.

La più efficace forma di prevenzione di questo tipo di abusi non è rappresentata dal ricorso a mere forme di controllo tecnologico quale ad esempio l’utilizzo delle videocamere, ma dalla possibilità di coltivare anche nei luoghi di cura la vita di relazioni e l’interazione con l’esterno da parte delle persone anziane: la presenza di visitatori e di volontari costituisce la miglior protezione contro gli abusi che possono perpetrarsi in spazi chiusi.

Un ulteriore strumento di prevenzione è rappresentato dal diritto delle persone anziane di scegliere i luoghi e le persone con cui vivere, anche attraverso la promozione dei servizi per la domiciliarità ed il cohousing come possibilità alla portata di tutti.


3.8

La persona anziana ha il diritto di partecipare attivamente alla vita sociale anche attraverso lo svolgimento di forme di lavoro flessibili ed adeguate alle sue condizioni e possibilità o di attività di volontariato.


3.9

La persona anziana ha il diritto di conservare la possibilità di accedere a servizi culturali e ricreativi, nonché di manifestare il proprio pensiero e di accrescere la propria cultura, pur in presenza di limitazioni psicofisiche.


3.10

È dovere delle istituzioni garantire servizi di inclusione digitale, di e-learning, di facilitazione dell’apprendimento attraverso mezzi informatici.


Esempi e considerazioni

La garanzia di questo diritto richiede l’esercizio di una protezione pubblica da parte di enti ed amministrazioni, chiamati a trovare idonee soluzioni atte ad evitare processi di emarginazione.

A tal fine le istituzioni devono fornire idonei ausili, non solo quelli previsti per ipovedenti o portatori di ipoacusie o per la mobilità, ma anche per le attività di partecipazione sociale e digitale.

Inoltre, la concreta e verificabile possibilità di accesso a centri diurni rappresenta una indispensabile forma di tutela di tali diritti.

Non si deve trascurare il diritto della persona anziana di esercitare le attività che preferisce, incluso il lavoro e l’apprendistato, seppure attraverso forme idonee ed effettivamente praticabili e disponibili. Un diffuso pregiudizio porta infatti a ritenere la persona anziana incapace di attività ed impegno. Emerge dalle evidenze scientifiche che un invecchiamento attivo nella terza età, in grado non solo di assicurare una maggior sopravvivenza, ma anche un più lento declino, determina una domanda più contenuta di servizi sociali e sanitari ed una miglior qualità della vita.


3.11

La persona anziana ha il diritto di conservare e veder rispettate le proprie credenze, opinioni, sentimenti.


Esempi e considerazioni

Il diritto di esercitare le pratiche religiose da parte delle persone anziane è vanificato dalla mancanza di luoghi di culto, nonché dalla ricorrente scelta di chiudere i servizi religiosi presso i luoghi di accoglienza e cura.


3.12

La persona anziana ha il diritto di muoversi liberamente e di viaggiare.


3.13

Le istituzioni hanno il dovere di adottare misure per agevolare la mobilità delle persone anziane e un adeguato accesso alle infrastrutture loro destinate.


Esempi e considerazioni

L’ambiente urbano non è privo di impedimenti e barriere per la mobilità delle persone anziane, le quali subiscono, come le altre persone fragili, notevoli limitazioni negli spostamenti sui mezzi di trasporto, nei luoghi pubblici ed aperti al pubblico. Pertanto deve costituire impegno crescente e costante di tutte le istituzioni pubbliche la rimozione di ogni forma di limitazione alla libertà di movimento.