“Come dovevasi dimostrare”, per quanto riguarda le affermazioni degli schieramenti nelle tre regioni dove si è votato domenica e lunedì scorsi. Campania e Puglia al centrosinistra e Veneto al centrodestra: equilibri rispettati anche nello scacchiere nazionale. Ma non mancano certo delle novità. La più clamorosa e preoccupante per la stessa identità democratica del Paese – che deve far meditare tutti, non solo i partiti, ma anche i cittadini! – è indubbiamente il crollo dell’affluenza.
Il “partito dell’astensione”, come viene definito in modo generico e indistinto, ha vinto abbondantemente surclassando tutte le altre formazioni e le stesse coalizioni più o meno larghe.
Se infatti confrontiamo queste ultime con la somma dei non votanti questi prevalgono ampiamente, anche se non costituiscono un insieme omogeneo e non hanno alcun peso – peggio per loro!, si potrebbe dire – nella conduzione della cosa pubblica, della quale per altro molti di loro, contraddicendosi pure, sono prontissimi a lamentarsi (o proprio per questo non vanno a votare?!…). Pur con tutti i distinguo che i politologi tentano, riferendosi alla pandemia allora in corso (che non si capisce se possa essere assunta come ostacolo o come incentivo…), rispetto alla precedente tornata del 2020, in Campania si è registrato un -11% di votanti tra gli aventi diritto, in Puglia un -14%, e nel nostro Veneto addirittura un tranciante -17% (bellamente ignorato, purtroppo, anche l’appello dei vescovi…). Il primo impegno dei politici, ma anche di tutti gli educatori, dovrebbe essere quello di risvegliare la coscienza civica per una consapevole partecipazione alla gestione della cosa pubblica, che parta almeno dall’esprimersi in occasione della chiamata alle urne. Certo, occorrerebbe adeguare il sistema elettorale ad una maggiore “democratizzazione”, senza le estenuanti lotte per le candidature, che vengono poi imposte dall’alto. Ma nessun sistema elettorale sarà mai perfetto, mentre “votare” dovrebbe essere sempre e comunque ritenuto un “diritto-dovere”. Venendo alla nostra Regione, una novità importante è certamente la giovane età del neo-presidente: 33 anni, compiuti esattamente la domenica prima delle votazioni (è nato infatti il 16 novembre 1992 nella vicina Camposampiero!). “Largo ai giovani!”, dobbiamo dire: tanto più che ha ricevuto un consenso amplissimo – quasi il 65% -, per quanto menomato dalla scarsa affluenza. E complimenti ad Alberto Stefani per essersi messo in gioco in un’impresa non da poco. Bene ha fatto a definirsi nella prima conferenza stampa il “presidente di tutti”, autodefinizione che ci auguriamo non appaia solo scontata, ma autentico programma politico-amministrativo. E val la pena notare che – egli, così giovane – ha voluto dedicare la vittoria “ai nonni”, con il massimo rispetto dunque per la crescente fetta di anziani, a favore dei quali – senza trascurare altre fasce d’età, evidentemente – intende impegnarsi.
Altra “novità”, o comunque sorpresa rispetto alle previsioni, è la sonante affermazione della Lega che rispolvera tempi gloriosi, addirittura doppiando i “concorrenti” Fratelli d’Italia, anche in una fase storica in cui il partito della Meloni (specialmente grazie a lei, si può dire) naviga col vento in poppa. E in tempi in cui il partito di Salvini (che vorrebbe egli pure aggiudicarsi la vittoria) risente fortemente di una guida incerta e spesso fuori dalle righe: a dimostrazione che esso meriterebbe di seguire una linea diversa, più vicina al cavallo di razza che lascia ora le redini del Veneto, ma imprimendo una spinta non secondaria al successo del Carroccio (Liga-Lega). E veniamo, infine, al nostro territorio veneziano-rodigino o, in termini ancora più circoscritti, quello dei confini diocesani. Novità non entusiasmanti, in questo caso; anzi, com’era prevedibile, per Chioggia l’alto numero di candidati-consiglieri ha determinato dispersione di preferenze, tant’è che (a meno di ripescaggi, poiché il primo dei non eletti nella Lega è il consigliere uscente Marco Dolfin) avrà a palazzo Ferro Fini un solo rappresentante, e per di più all’opposizione, quel Jonatan Montanariello (Pd) che ha saputo giocare bene le sue carte. Ci sarà, però, da Porto Viro, nella maggioranza, l’ex-sindaco e poi assessore regionale Valeria Mantovan (FdI) che potrà portare la sensibilità del territorio. Da aggiungere il polesano Cristiano Corazzari (Lega), sempre attento, ad esempio, ai problemi della pesca. In attesa delle assegnazioni definitive, auguriamo comunque a tutti gli eletti e alla futura giunta un “buon lavoro!” al servizio di tutti, anche dei troppi astenuti…
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)
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