Giubileo dei cori e delle corali. Mons. Frisina: “La musica come strumento di evangelizzazione”

Scritto il 22/11/2025
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La Chiesa si appresta a celebrare Giubileo dei Cori e delle Corali (22–23 novembre), un evento straordinario che riunisce cori da tutto il mondo per celebrare la musica sacra come linguaggio universale della fede. Il Giubileo dei Cori non è solo una manifestazione musicale, ma un vero e proprio pellegrinaggio spirituale: momenti di preghiera, celebrazioni liturgiche nelle chiese della capitale, concerti serali, fino alla Santa Messa in Piazza San Pietro presieduta da Papa Leone XIV. Per l’occasione il Sir ha intervistato mons. Marco Frisina. Sacerdote, compositore, direttore di coro e figura centrale della musica liturgica romana, mons. Frisina ha fondato nel 1984 il Coro della diocesi di Roma. Mons. Frisina racconta le ragioni che lo hanno spinto a fondare il coro diocesano, il valore evangelico della musica sacra nella liturgia e nella comunità, e il significato profondo della speranza in un anno giubilare. Riviviamo con lui anche i ricordi più significativi di oltre quarant’anni di servizio corale, tra grandi celebrazioni papali e momenti di comunione spirituale.

Lei ha fondato il coro della diocesi di Roma. Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a farlo?
L’ho fondato nel 1984, 41 anni fa, proprio dopo il Giubileo della Redenzione del 1983, per offrire un coro che potesse mettersi al servizio di tutti i diocesani e anche di Roma, del Papa, perché prima non c’era questa possibilità. All’epoca ho raccolto giovani provenienti dalle parrocchie romane che erano disponibili a questo servizio. Questa è la motivazione iniziale.

Poi il coro è cresciuto ed è diventato anche uno strumento di evangelizzazione attraverso la musica, uno strumento per tutti.

Questo è il Giubileo della Speranza: che ruolo attribuisce alla musica, nella liturgia, per alimentare la speranza?
Quest’anno abbiamo cantato in tante celebrazioni.

La musica è giubilo, è gioia, è preghiera che si vive insieme. Il coro è come una famiglia che canta unita, e questo è un’immagine bellissima della Chiesa che celebra e loda.

È molto importante che la speranza possa essere nutrita anche così, attraverso la preghiera comune e il sostegno reciproco nella lode.

Lei dice che il coro ha anche un ruolo di evangelizzazione. La musica è uno strumento potente per annunciare la fede: come può essere declinato oggi questo ruolo nelle comunità?
Penso che le comunità, sia parrocchiali sia diocesane, possano utilizzare la musica non solo per la liturgia, ma anche in preparazione delle grandi feste come Natale e Pasqua, ad esempio con un concerto o una meditazione musicale offerti alla comunità. Con la musica si può esplorare non solo il grande repertorio, ma anche i testi biblici che accompagnano quei brani.

La musica apre il cuore anche di un non credente, di una persona lontana dalla parrocchia, dalla liturgia, dalla fede. Tutti possono partecipare a questi momenti e così si fa evangelizzazione.

A me capita spessissimo: ho scritto musica per ogni genere — dalla fiction televisiva biblica alle opere teatrali di carattere spirituale, a composizioni sinfoniche e corali che non sono liturgiche, ma hanno sempre un legame con la Parola di Dio o con la liturgia dei santi. La musica apre il cuore, e questo permette anche la comunicazione della fede.

In questo senso, quanto è importante mantenere oggi nella liturgia il patrimonio della musica sacra, soprattutto quello più tradizionale?
La musica è parte della tradizione della fede, quindi è importante conservarla, promuoverla e inserirla nell’oggi. Come dice il Vangelo: tirare fuori dal tesoro cose nuove e antiche. La forza della Chiesa è la tradizione che trasmette le sue ricchezze di generazione in generazione.
Il patrimonio musicale antico può essere inserito anche nell’oggi, insieme alle cose nuove e alla sensibilità contemporanea, senza perdere il gregoriano o la polifonia antica, ma integrandoli con il canto e la polifonia di oggi. Questo respiro di continuità è la vera ricchezza.

Dopo 41 anni ha un ricordo o più ricordi a cui è particolarmente legato? Un evento in particolare?
Senz’altro tutti i servizi che abbiamo svolto per le liturgie diocesane. Ricordo in modo speciale quelli con Giovanni Paolo II: gli oratori che ho scritto per lui e le liturgie che abbiamo preparato, come il Giubileo del 2000, la Gmg del 2000. E ricorderemo anche il Giubileo dei Giovani di quest’anno: abbiamo animato la Messa con Papa Leone e tanti altri momenti, come i concerti con orchestra in Aula Paolo VI. Devo dire che sono tantissimi i momenti belli condivisi con la Chiesa di Roma. C’è molto da fare, soprattutto quando si animano liturgie, feste solenni, canonizzazioni — anche le ultime dei giovani canonizzati, Pier Giorgio Frassati, Carlo Acutis così come ai tempi Madre Teresa e Giovanni Paolo II… Ci sono tanti ricordi: è difficile sceglierne uno. Sono tutti legati alla bellezza di condividere nel canto grandi momenti di preghiera e di festa della Chiesa.

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