Quasi dieci anni fa, Julian era lì e reggeva il leggio a Papa Francesco. Era il 18 dicembre e si apriva la porta santa all’ostello della Caritas di Roma, in via Marsala, nel Giubileo straordinario della Misericordia. Da allora, racconta, “la mia vita è cambiata”. Oggi, alla vigilia del Giubileo dei poveri, si prepara a viverlo all’insegna del servizio in favore di chi, come lui, ha trovato nelle strutture e nei servizi Caritas un sostegno concreto.
Julian è arrivato in Italia trent’anni fa dalla Romania “per lavorare e sistemarmi”, come dice lui. Oggi ha 54 anni e vive nella struttura di Santa Giacinta. Un incidente lo ha lasciato con una gamba bloccata, ma non gli ha tolto il desiderio di sentirsi utile.
Julian, partiamo dall’inizio. Quando sei arrivato in Italia e che lavoro facevi?
Sono venuto in Italia trent’anni fa, avevo poco più di vent’anni. Ho sempre lavorato nei cantieri, poi come badante. Nel 2008 ho avuto un brutto incidente: mentre andavo al lavoro mi hanno investito con un motorino. Non era grave all’inizio, ma alla fine sono rimasto con la gamba bloccata. La Caritas di Roma mi è stata vicina: mi hanno aiutato a curarmi e a riprendere la vita.
Julian regge il leggio a Papa Francesco
Nel 2015, durante il Giubileo della Misericordia, hai avuto la possibilità di incontrare Papa Francesco. Cosa ricordi di quel momento?
È stato un momento che non dimenticherò mai. Io vivevo all’Ostello e non mi aspettavo di incontrare il Papa davvero. Quando è arrivato e l’ho visto da vicino, l’ho salutato, gli ho baciato la mano. Mi ha sorriso e mi ha chiesto da dove venivo. Gli ho detto ‘Dalla Romania’. Con noi c’era anche il cardinale Enrico Feroci, allora direttore della Caritas, che mi presentava.
Hai partecipato anche all’apertura della Porta Santa, giusto?
Sì. Quello è stato un momento unico. Ho avuto la possibilità di porgere a Papa Francesco il leggio dalle mie mani, durante la cerimonia di apertura della porta santa.
Che significato ha avuto quel Giubileo per te?
Mi ha ridato la speranza, di riprendere nelle mie mani la mia vita. Io non avevo più fiducia nel futuro: con la gamba bloccata ero più preoccupato per il mio futuro.
Ma, grazie alla Caritas e a quel momento, ho sentito che Dio non mi aveva dimenticato. Ho potuto riprendermi, lentamente, e tornare a camminare, anche se la gamba non si piega più.
Oggi dove vivi e cosa fai?
Vivo nella struttura Santa Giacinta, della Caritas di Roma. Cerco lavoro, ma intanto faccio volontariato all’Emporio della Caritas: aiuto come posso, raccolgo viveri davanti ai negozi, sistemo pacchi, sto con gli altri.
Voglio sentirmi utile, restituire quello che ho ricevuto.
Il tuo impegno di volontario è iniziato proprio dopo il Giubileo del 2015?
Sì, esatto. Da lì è iniziato tutto. Prima ero sulle stampelle, non potevo fare nulla. Dopo l’intervento, anche se la gamba è bloccata, cammino. E ho detto: ’Se posso camminare, posso anche aiutare’.
Hai attraversato quest’anno la porta santa?
Sì, qualche settimana fa sono tornato a Santa Maria Maggiore. Ho attraversato la Porta Santa, mi sono fermato a pregare davanti alla tomba di Papa Francesco. Gli ho detto: “Prego per lei, Santo Padre, come chiedeva sempre lui. Ma, adesso, da lassù preghi anche lei per me”.
C’è un messaggio che vuoi lasciare per questo Giubileo dei poveri?
Sì: voglio dire grazie. A Dio, a Papa Francesco, alla Caritas. Mi sento una persona utile, viva. E questa è la cosa più bella che poteva capitarmi. E dico a tutti di impegnarsi per gli altri.

