Il complesso monumentale del Parco Nishizaka di Nagasaki, dove sorgono il Museo e il Monumento dei 26 martiri del Giappone, inaugurati nel 1962 nel centenario della loro canonizzazione, si è arricchito di una nuova opera che completa la narrazione visiva del lunghissimo periodo di proibizione del cristianesimo, di vita clandestina e di persecuzioni vissute dalla comunità cattolica in Giappone dal 1587 al marzo 1873, quando venne reintrodotta la libertà di culto. Un arco di tempo segnato da 250 anni di clandestinità e da circa cinquant’anni di martiri di massa. La collina di Nishizaka, vicinissima a Nagasaki e posta alle falde di un monte, si protende con la sua sommità pianeggiante verso il mare. Era considerata un “luogo opportunissimo per farvi spettacoli”, poiché la sua conformazione permetteva che “qualunque gran popolo possa comodamente vederli”. Divenne così il luogo privilegiato delle esecuzioni pubbliche dei cattolici, che iniziarono nel 1597 con la crocifissione dei 26 martiri e raggiunsero il picco tra il 1617 e il 1632, periodo durante il quale furono giustiziati per la loro fede 205 cattolici, missionari e laici. Questa collina, testimone di secoli di fede e sofferenza, fu riconosciuta come luogo sacro e di memoria perpetua. Proprio qui, nel 1981, san Giovanni Paolo II la definì solennemente “la Santa collina” e “la collina dei martiri”.
In continuità con questa profonda devozione e per onorare i 205 che vi versarono il loro sangue, il 26 ottobre 2025 si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell’installazione del rilievo in bronzo intitolato “Beato Sebastiano Kimura sacerdote e 204 martiri”. L’opera, realizzata nel 2024 dall’artista settantaquattrenne Maki Ando, alla sua prima grande creazione di arte sacra dopo una lunga dedizione all’arte occidentale e alle icone, è stata commissionata dall’arcidiocesi di Nagasaki, che ha curato anche l’organizzazione della cerimonia inaugurale. Il monumento è dedicato alla memoria del “Grande martirio dell’era Genna”, avvenuto il 10 settembre 1622, durante il quale furono giustiziati padre Sebastiano Kimura e altri 51 religiosi e laici. I 52 martiri fanno parte del più ampio gruppo dei 205 beatificati da papa Pio IX nel 1867.
Sebastiano Kimura è una figura centrale per la Chiesa cattolica giapponese, venerato come il primo giapponese ammesso agli ordini sacri. Nato nel 1565 da una famiglia cristiana, discendeva dal primo giapponese convertito e battezzato da san Francesco Saverio. Era cugino del gesuita Leonardo Kimura e parente di Antonio Kimura, giovane laico, entrambi martirizzati nel 1619. Ancora undicenne iniziò a servire la Chiesa dei gesuiti nella sua città natale, per poi trasferirsi al seminario gesuita di Bungo. A 19 anni entrò nella Compagnia di Gesù e studiò teologia a Macao. Tornato in Giappone, fu ordinato sacerdote a Nagasaki nel settembre 1601 dal vescovo Luis de Cerqueira, diventando il primo sacerdote giapponese. Durante la feroce persecuzione seppe sfruttare cultura ed eloquenza per sfuggire alla cattura, camuffandosi da soldato, mercante, agricoltore o medico. Riuscì così a raggiungere anche i luoghi più pericolosi, comprese le carceri, dove confortava i prigionieri e amministrava i sacramenti. Tradito da una schiava coreana, fu arrestato il 30 giugno 1621 e imprigionato insieme al missionario italiano Carlo Spinola. Condannato al rogo a fuoco lento, morì a Nagasaki il 10 settembre 1622, a 57 anni, dopo tre ore di agonia. Fu l’ultimo dei giustiziati di quel giorno a spirare. Con lui morirono altri 52 cristiani: 22 arsi vivi e 30 decapitati.
Al centro del rilievo di Maki Ando campeggia la figura del beato Sebastiano Kimura sacerdote, attorno al quale si sviluppano numerose scene della sua attività missionaria e del suo costante incoraggiamento ai fedeli. È raffigurato mentre celebra l’eucaristia, prega con la comunità, amministra l’unzione degli infermi con espressione di carità, predica la Parola con la Bibbia in mano e medita accanto a una clessidra, simbolo del tempo dedicato alla preghiera. Sono presenti anche le scene dell’arresto e del martirio al rogo, che lo ritraggono determinato a offrire la vita per la fede. Alle sue spalle è rappresentato lo stuolo dei 204 martiri, uniti a lui nell’elevare preghiere di lode verso il cielo.
Alla cerimonia inaugurale, presieduta dall’arcivescovo di Nagasaki Pietro Michiaki Nakamura, hanno partecipato anche padre Shinzō Kawamura, gesuita e delegato del provinciale della Compagnia di Gesù in Giappone, padre Renzo De Luca, direttore del Museo dei 26 martiri del Giappone, e Yoshirō Kuriwaki, direttore della sezione Patrimonio mondiale del Dipartimento cultura e turismo di Nagasaki. Nel suo intervento, padre De Luca ha sottolineato come l’ordinazione sacerdotale di Sebastiano Kimura abbia rappresentato un “passo veramente grande” nella storia della Chiesa universale e giapponese, ricordando come quattro secoli fa fosse impensabile che i nativi potessero diventare guide della Chiesa. Ha inoltre richiamato la presenza di Kimura al centro del dipinto del “Grande martirio dell’era Genna” conservato nella Chiesa del Gesù a Roma. Invitando i circa cento partecipanti a considerare i martiri come propri “compagni”, ha pregato affinché dal cielo intercedano per nuove vocazioni in Giappone. A conclusione della cerimonia, l’arcivescovo Nakamura ha benedetto il rilievo, auspicando che visitatori e pellegrini siano “incoraggiati dalla testimonianza dei martiri” e imparino a vivere per difendere il “vero Amore e l’inestimabile dignità della vita”.
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